Sir 48,1-4.9-11; Sal 144 (145),17-21; Lc 9, 28-36
1. Eccellenze, carissime sorelle e carissimi fratelli, il Signore vi dia Pace!
Siamo riuniti insieme quest’oggi per benedire un ciclo di mosaici dedicati al profeta Elia, qui sul Monte Nebo, nella cappella che del grande profeta porta il nome. Questa e la cappella che le sta al fianco sono state progettate dall’architetto Osama Hamdan, allievo di p. Michele Piccirillo e nostro collaboratore per tanti anni, scomparso purtroppo prematuramente. I mosaici sono stati realizzati da un altro amico e collaboratore di p. Piccirillo, il mosaicista Antonino Vaccalluzzo, che dopo aver realizzato i mosaici per la cappella della comunità ha realizzato anche quelli per la cappella di san Mosè e questi per quella di sant’Elia. Queste due cappelle e i relativi mosaici costituiscono un dittico.
2. La presenza di Elia in questa terra non è una novità, dato che secondo la tradizione egli era originario di Tisbe, nell’attuale Giordania nord occidentale e secondo il racconto di 2 Re 2,11 la sua vita termina sulla riva Giordana del Giordano, con il suo rapimento in cielo su un carro di fuoco. Qui in Giordania si trovano varie chiese di epoca bizantina dedicate a lui. Una di queste chiese è a Madaba e conserva mosaici e iscrizioni che riassumono la vita e il ministero di Elia e la potenza della sua preghiera (M. Piccirillo, Madaba le chiese e i mosaici, Edizioni Paoline, 1990, pp. 67-75).
3. Elia, come Mosè, è caro a tutte e tre le religioni che si rifanno ad Abramo, così troviamo un intero ciclo dedicato ad Elia nei Libri dei Re e una sintesi della sua vita e del suo ministero nel Siracide (il brano letto come prima lettura) e nel profeta Malachia (4,5). Troviamo Elia nel Nuovo Testamento è considerato il modello di Giovanni Battista che incarna la sua missione di riconciliazione e di preparazione alla venuta del Messia, e appare al momento della trasfigurazione. Viene citato da Gesù come modello di apertura, che supera i confini del nazionalismo etnico religioso, e diventa in certo modo un segno che aiuterà a comprendere meglio ciò che lo stesso Gesù insegna e fa.
È presente anche nell’Islam, nella Sura XXXVII:123-132, come il profeta dell’unicità di Dio e nella VI:85, come uno tra gli inviati di Dio. E nel corano c’è un altro personaggio misterioso, Al-Khadir (Sura XVII,58-91) che molti interpreti ritengono tragga ispirazione dall’Elia biblico.
È quindi un profeta che unisce e riconcilia, anche tra le religioni monoteiste che si rifanno ad Abramo.
4. I mosaici che benediciamo sottolineano proprio questi aspetti. Abbiamo la figura di Elia che già nel significato del suo nome afferma l’unicità di Dio: infatti il suo nome significa “Il mio Dio è il Signore” e a questa caratteristica personale corrisponde il mosaico del sacrificio sul Carmelo (1 Re 18,20-40), in cui sfida i sacerdoti di Baal in un momento di decadenza religiosa e riafferma l’unicità di Dio, davanti alla tentazione di sincretismo e di idolatria.
Abbiamo Elia che prega e la sua preghiera è talmente potente da risuscitare il figlio della vedova di Zarepta di Sidone (1 Re 17,9-24). E in questa stessa scena abbiamo Elia che va oltre i confini ristretti del nazionalismo religioso ebraico e diventa segno di Gesù che apre la sua predicazione a una prospettiva universale, rivelando in questo modo sia il senso più profondo del concetto di elezione, sia il senso della sua missione che è offerta di salvezza e di riconciliazione per tutti gli uomini.
Abbiamo il profeta Elia che si ritira presso il torrente Cherit (1 Re 17,2-6) e viene nutrito da un corvo. Episodio questo che richiama la profezia civile e politica di Elia, che deve scappare perché minacciato di morte da Gezabele, dopo aver smascherato la corruzione e la violenza contro il povero perpetrata da Acab e sua moglie e dopo aver sconfitto i sacerdoti di Baal. Elia ci ricorda che il vero profeta sta dalla parte del povero anche a rischio della propria vita e non ha paura di denunciare la corruzione, il sopruso e l’ingiustizia.
5. Nel suo salire al cielo su un carro di fuoco (2 Re 2,1.6-14) prima di trasmettere ad Eliseo il carisma profetico Elia diventa anche colui che ci fa scoprire la morte come un essere rapiti in Dio, e quindi come un superare la morte stessa, ma diventa anche il segno di un profeta la cui missione si compirà in un futuro che solo Dio conosce. Per questo nella predicazione del Battista Gesù stesso identificherà il compimento della missione di Elia, come missione di riconciliazione tra le generazioni e come missione che prepara perciò la strada alla venuta del Messia. Nel Medioevo, lo stesso san Francesco (che era stato battezzato col nome di Giovanni Battista), verrà visto come un altro Elia tanto che nella basilica superiore di Assisi Giotto raffigura san Francesco su un carro di fuoco, dipingendo una scena narrata da san Bonaventura (Legenda Maior, IV,4: FF 1070).
6. Abbiamo anche il bel mosaico della trasfigurazione (Lc 9, 28-36), che è ambientata sul Tabor, monte per così dire gemello del Nebo, e mette in scena il momento in cui Gesù rivela a Pietro, Giacomo e Giovanni la sua identità profonda. E lo fa alla presenza di Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti. Abbiamo così l’Antico e il Nuovo Testamento che ci testimoniano che Gesù è il Messia atteso, e la voce del Padre, che si fa udire dalla luminosità oscura della nube, attesta: “Questo è il mio figlio, l’amato. Ascoltate Lui”.
7. Ispirandoci al profeta Elia anche noi accogliamo il suo invito a riconoscere e adorare il Dio unico, che si è manifestato nella storia attraverso il suo Figlio Gesù, che noi siamo chiamati ad ascoltare, a mettere cioè al centro della nostra vita, prendendo la sua parola come criterio di discernimento che guida la nostra vita.
Ispirandoci al profeta Elia siamo chiamati anche a una preghiera insistente. Oggi non chiediamo anzitutto che sia chiuso il cielo o che venga la pioggia, chiediamo piuttosto che venga ripudiata la guerra come mezzo di soluzione delle contese tra popoli e nazioni e dal cielo non piovano più missili e bombe, che si smetta di uccidere persone innocenti, che si cerchi di moltiplicare il pane e l’olio, piuttosto che le armi.
Ispirandoci al profeta Elia, chiediamo che ci sia una profonda riconciliazione, non solo tra le generazioni, ma anche tra i popoli e tra i credenti di tutte le religioni, per poter vedere un futuro di pace.
8. Concludo con la preghiera scoperta da p. Piccirillo nella chiesa di s. Elia a Madaba ormai molti anni fa e che mi ha segnalato p. Claudio Bottini: “Tu che alla tua preghiera metti in movimento come si conviene le nubi portatrici di pioggia e che hai pietà delle moltitudini, profeta, ricordati anche dei benefattori e di questa umile città” (M. Piccirillo, op.cit., p. 70).
Alla preghiera del V secolo mi permetto di aggiungere due strofe: continua, Elia profeta, ad essere profeta di riconciliazione tra le generazioni, tra i popoli e tra i credenti e ricordati della gente che vive in questo meraviglioso paese e della fraternità che anima questo santuario ed esaudisci i desideri dei pellegrini che sosteranno in preghiera in questa cappella. Amen.