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La speranza non delude

Omelia Esequie p. Eugenio Kamar

2016-06-28


2Cor 4,14-5,1; Sal 21 (22); Gv 14,1-6

1. Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace! Il Signore doni la sua pace in particolare ai fratelli, alle sorelle, a tutti i familiari del nostro confratello Eugenio. Vogliamo esprimervi la nostra vicinanza in questo momento di sofferenza che accomuna la sua famiglia naturale e noi suoi fratelli nella condivisione della stessa vocazione francescana.
Ci siamo trovati insieme per celebrare l’Eucaristia in suffragio del nostro fratello p. Eugenio, che il Signore ha chiamato a sé dopo una vita lunga e fruttuosa. Quando celebriamo l’Eucaristia veniamo immersi nella Pasqua, nella vittoria di Gesù sulla morte, ci nutriamo di Lui che è il Pane della vita, e diciamo grazie al Padre, che ci attira a sé, nella pienezza della vita e dell’amore.
Al nostro fratello, che è stato benedetto col dono di una lunga vita, il Signore Gesù ha fatto anche altri grandi doni: lo ha chiamato prima a seguire le sue orme da frate minore e poi a collaborare con Lui come sacerdote. Ora gli fa il dono più grande: lo chiama a sé, gli manifesta la bellezza del suo volto, si lascia conoscere faccia a faccia, lo introduce nell’esperienza della comunione piena e della vita eterna. Come ci ha suggerito Gesù nel vangelo di Giovanni, lo chiama a entrare nella dimora eterna, che lo stesso Gesù ha preparato per i suoi amici nella casa del Padre.

2. Vogliamo perciò vivere questa celebrazione come un’occasione preziosa che ci viene data per esprimere la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità. 
Anzitutto esprimiamo la nostra fede in Gesù che ha vinto la morte per liberare noi dalla morte. Poi esprimiamo anche la nostra speranza che il nostro fratello p. Eugenio, che per lunghissimi anni si è nutrito del Pane della vita e lo ha donato ai propri fratelli, possa partecipare alla Pasqua di Gesù. 
Infine – in questa celebrazione – esprimiamo la nostra carità fraterna, che ci porta a pregare perché il nostro fratello Eugenio, che ha terminato il suo pellegrinaggio terreno, possa giungere alla mèta promessa da Dio, che è la vita eterna.

3. In questo momento vogliamo lasciarci illuminare soprattutto dalla Parola di Dio per vivere da credenti anche l’esperienza del distacco e della morte del nostro fratello. Nel vangelo abbiamo ascoltato le bellissime parole che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli nel Cenacolo. Sono parole che dobbiamo lasciar risuonare a lungo dentro al cuore: “Non sia turbato il vostro cuore… Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore… vado a prepararvi un posto… Verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14,1-3). C’è tutto il senso del nostro vivere e del nostro morire, in queste parole di Gesù. E c’è per noi il messaggio bellissimo e pieno di speranza, che la nostra morte è permettere a Gesù di prenderci con sé, per stare insieme con Lui tutta l’eternità, nella pienezza della vita, nella pienezza della comunione, nella pienezza della gioia, nella vita stessa di Dio. Se la tristezza tocca il nostro cuore ripetiamo interiormente queste parole che sono sorgente di consolazione. 
Lasciamo risuonare anche quanto ci ha detto l’apostolo Paolo nella prima lettura. Anch’egli ci ha ricordato che il senso del nostro cammino terreno è quello di poter partecipare alla risurrezione di Gesù e stare con Lui, per tutta l’eternità, ormai al di là della morte: “Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli” (1Cor 5,1).

4. La vita del nostro fratello p. Eugenio è fortemente legata alla persona di Gesù e al suo essere per noi “la via, la verità e la vita”. Nella sua vita cristiana e poi nella vocazione francescana, il nostro fratello ha scoperto fin da bambino che Gesù è colui che ci guida al Padre, Dio, e che dona senso e pienezza alla nostra vita. Il nostro fratello si è sentito chiamato ad accoglierlo, seguendo l’esempio di san Francesco e abbracciando la sua stessa Regola di vita. Si è sentito chiamato anche a donare Gesù Pane di vita, nei vari luoghi dove l’obbedienza lo ha destinato, nelle scuole, nelle parrocchie, nei santuari. E così ha cercato di portare Gesù alle persone che gli erano state affidate e ha cercato di portare a Gesù le persone che ha incontrato nel corso del suo lungo ministero.

5. Nella visione cristiana del vivere e del morire, che è una visione sempre illuminata dalla passione, morte e risurrezione di Gesù, non è la morte ad avere l’ultima parola sulla vita, non è la morte a ingoiare la vita, ma è la vita a vincere, se viviamo per Gesù, con Gesù e in Gesù.
Se il momento della morte è distacco sofferto dalle persone che amiamo, non dimentichiamo che è al tempo stesso ritrovare tutte quelle persone che abbiamo amato e ci hanno amato, precedendoci alla mèta della Gerusalemme del Cielo: quale gioia per il nostro fratello Eugenio poter finalmente rivedere il volto dei suoi genitori e dei suoi familiari che già lo hanno preceduto nel grande passaggio da questo mondo al Padre; quale gioia per lui ritrovare il volto di tanti confratelli coi quali ha condiviso la vocazione francescana e che lo hanno preceduto nel varcare quest’ultima soglia; quale gioia poter incontrare di nuovo le tante persone che hanno beneficiato del suo lungo ministero pastorale; quale gioia infine poter vedere san Francesco e sant’ Antonio assieme alla Vergine Maria e a tutti i santi.

6. Che “nostra sorella, la morte corporale” – come la chiamava san Francesco – possa essere per il nostro fratello Eugenio la porta d’ingresso nella beatitudine di Dio, nella gioia della comunione con Lui. 
Che il nostro fratello Eugenio possa guardare il volto luminoso di Dio e chiedere il dono della pace, specialmente per la Siria dove aveva speso molti anni della sua vita francescana.
Che il Signore doni un giorno anche a ciascuno di noi la grazia di passare, dalla Gerusalemme di quaggiù alla Gerusalemme del Cielo.
Così sia. Amen.

Fra Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa

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