I figli hanno in comune il sangue e la carne
Es 12,21-27; Sal 115 (116); Ap 7,9-14; Lc 22,39-44
Esiste un’analogia tra la vita fisica e la vita spirituale, tant’è che nel linguaggio classico con un’unica parola “salus” si dice la salute (che è fisica e temporale) e la salvezza (che riguarda la totalità della persona e il suo destino eterno). Così quando noi ci troviamo a celebrare – come facciamo quest’oggi – il preziosissimo sangue di nostro Signore Gesù Cristo, possiamo comprendere il senso di questa celebrazione solo se partiamo dalla comprensione di ciò che il sangue è per noi nella vita di tutti i giorni. La bibbia stessa ci aiuta in questo. Vorrei allora prendere alcune immagini di ciò che rappresenta per noi il sangue in termini naturali per comprendere poi alla luce della Parola di Dio il valore soprannaturale e preziosissimo del Sangue di Cristo.
Quando parliamo del sangue preziosissimo di Cristo parliamo perciò della sua vita. Diventando uomo, il Figlio di Dio ha preso da noi “la carne e il sangue”. Come ricorda l’autore della “Lettera agli Ebrei”: “Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe” (Eb 2,14). Il Cristo ha cioè condiviso tutta la nostra esistenza, nella sua concreta fragilità ed è diventato uno di noi fino all’esperienza della morte.
Risorgendo da morte ha però portato la nostra carne e il nostro sangue, cioè la nostra umanità, a vivere in Dio. Dopo aver preso da noi la carne e il sangue ha voluto che noi prendessimo da lui e condividessimo con lui lo Spirito Santo e la vita eterna.
Questo dono noi lo riceviamo in molti modi, ma in un modo tutto speciale nel sacramento dell’Eucaristia. È nell’Eucaristia che Gesù anche oggi ci dona in forma sacramentale il suo sangue “versato per noi e per tutti”, cioè la sua vita donata per noi e per tutta l’umanità. Senza questo dono, di fatto, la nostra vita non è vita in senso pieno e autentico.
Anche questo secondo aspetto è celebrato ed evidenziato in un modo tutto speciale nel sacramento dell’Eucaristia. Le parole che il sacerdote pronuncia sul calice al momento della consacrazione e che riprendono le parole di Gesù durante l’ultima cena sono chiare: “questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza”. Il sangue di Cristo è per noi preziosissimo perché stabilisce questo legame di consanguineità e di familiarità, di alleanza e di amicizia tra Dio e noi. Privarci di questo dono vorrebbe dire escludere noi stessi dalla relazione di amicizia e familiarità con il Signore.
Anche questo terzo aspetto è celebrato e ricevuto in un modo tutto speciale nel sacramento dell’Eucaristia. Al momento della consacrazione sentiamo infatti il sacerdote ripetere le parole di Gesù sul calice: “questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza” – come abbiamo appena visto, ma Gesù soggiunge “versato per voi e per tutti, in remissione dei peccati”. Il sangue di Cristo è per noi preziosissimo perché purifica il nostro sangue. Cioè Gesù offre se stesso e la sua vita con un amore così grande (“Con uno spirito eterno” dice Eb 9,14) da essere in grado di purificare la nostra persona e la nostra vita.
Il sangue di Gesù Cristo – permettetemi questa battuta – è l’unico ad essere davvero universale, cioè compatibile con ognuno di noi e capace di risanare la persona e la vita di ognuno di noi. Ecco perché già il Concilio di Trento ci insegna che l’Eucaristia è anche: “antidoto, con cui liberarsi dalle colpe d’ogni giorno ed essere preservati dai peccati mortali” (Decreto sull’Eucarestia).
Partecipare alla celebrazione in modo consapevole, ricevere il corpo e il sangue del Signore, venerarlo e adorarlo nelle forme proposte dalla Chiesa, tutto questo ci mette in modo sacramentale e spirituale in contatto con il sangue preziosissimo del Signore Gesù che ci purifica dai nostri peccati e ci riconcilia con Dio e tra di noi.
In questa occasione san Francesco augura anche a noi oggi ciò che augurava ai primi frati: “salute in Colui che ci ha redenti e ci ha lavati nel suo preziosissimo sangue” e ci invita all’adorazione: “Ascoltando il nome di lui, adoratelo con timore e riverenza proni a terra: Signore Gesù Cristo, Figlio dell’Altissimo è il suo nome, che è benedetto nei secoli” (LOrd 3-4: FF 215).
Riceviamo perciò con fede e con coscienza pura questo dono, e ringraziamo e adoriamo il Signore Gesù, che mediante il suo preziosissimo sangue ci unisce a Dio in una relazione nuova ed eterna, che fa di noi un’unica famiglia, ci risana dal peccato che avvelena la nostra esistenza, infonde in noi la vita divina e ci introduce nella comunione di amore della Trinità. Amen.