Gal 6,14-18; Sal cfr Gal 2; Fil 1; Lc 9, 23-26
Oggi per noi francescani è un giorno speciale, perché celebriamo la festa dell’impressione delle stimmate di Gesù nel corpo del nostro serafico padre san Francesco.
È un avvenimento che si colloca sul monte della Verna (dove si trovano anche i nostri novizi di Terra Santa per l’anno della prova), nel 1224, a 18 anni di distanza dal colloquio che il giovane Francesco aveva avuto con il Crocifisso di san Damiano e dall’incontro con i lebbrosi e con il Vangelo. Si colloca anche dopo una profonda crisi che san Francesco aveva vissuto, al vedere che il nostro Ordine e i suoi frati non guardavano più a lui, al piccolo e povero Francesco, come esempio di quel che significa seguire le orme di Gesù e vivere secondo il Vangelo.
Tutto avviene in una notte di preghiera, all’approssimarsi della festa della esaltazione della Croce. In quella notte Francesco ripete in continuazione: «O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti priego che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione, la seconda si è ch' io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori» (Fioretti, Terza Considerazione sulle istimate: FF 1919).
Però le letture che abbiamo proclamato e il fatto stesso che celebriamo nella liturgia questo avvenimento singolare ci ricordano qualcosa che riguarda personalmente anche ciascuno di noi. Ci ricordano che il Signore desidera plasmare anche la nostra persona e la nostra vita perché possiamo mostrare nel nostro volto, nel nostro corpo, nelle nostre scelte e nella nostra vita cosa significa seguire le orme di Gesù portando ogni giorno la nostra croce per manifestare l’amore più grande, che è appunto l’amore crocifisso. Solo chi risponde all’amore con l’amore sperimenta questa trasformazione di tutta la persona.
Noi non sappiamo quanto dovremo camminare prima di sentirci pienamente conformati a Gesù. Però sappiamo che per arrivare a diventare una immagine viva del Cristo sarà necessario passare, come Francesco d’Assisi e come l’Apostolo Paolo prima di lui, attraverso prove, crisi e tentazioni che ci faranno maturare nella nostra capacità di amare.
Carissimi fratelli, quando ci troveremo a sperimentare momenti di crisi, di difficoltà, di prova, di tentazione e di croce – e sono certo che non mancheranno nella vita di ognuno di noi – non ci dobbiamo spaventare, non dobbiamo avere paura. Fanno parte anch’essi del cammino attraverso il quale seguiamo le orme di Gesù, maturiamo e veniamo conformati alla sua immagine di Crocifisso, che è l’immagine vivente e commovente dell’amore più grande, quello che arriva fino al dono di sé pieno e totale.
per essere partecipi della sua risurrezione”, vale a dire di entrare, insieme a Gesù, nella vita stessa di Dio. Così sia.
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Gal 6: 14-18; Ps cf. Gal 2; Fil 1; Lk 9, 23-26
May the Lord give you Peace!
To-day is a special day for us Franciscans, because we celebrate the feast of the impression of the stigmata of Jesus on the body of our Seraphic Father St. Francis.
It is an event that takes place on Mount La Verna (where our novices from the Holy Land are also located for the year of the “proof”), in 1224, 18 years after the conversation that the young Francis had with the Crucifix of St. Damian and the encounter with lepers and the Gospel. It is also placed after a profound crisis that St. Francis had experienced, when he saw that our Order and its friars no longer looked to him, to the little and poor Francis, as an example of what it means to follow in the footsteps of Jesus and to live according to the Gospel.
However, the readings we have proclaimed and the very fact that we celebrate this singular event in the liturgy remind us of something that also concerns each of us personally. They remind us that the Lord also desires to shape our person and our life so that we can show in our face, in our body, in our choices and in our life what it means to follow in the footsteps of Jesus carrying our cross every day to manifest the greater love, which is precisely the crucified love. Only those who respond to love with love experience this transformation of the whole person.
We do not know how far we will have to walk before feeling fully conformed to Jesus. But we know that to become a living image of Christ it will be necessary to pass, like Francis of Assisi and like the Apostle Paul before him, through trials, crises and temptations that will make us mature in our capacity to love.
Dear brothers, when we find ourselves experiencing moments of crisis, difficulty, trial, temptation and the cross - and I am sure they will not be lacking in the life of each of us - we must not be afraid, we must not fear. They are also part of the path through which we follow in the footsteps of Jesus, mature and are conformed to His image of Crucifix, which is the living and moving image of the greatest love, the one that reaches the full and complete gift of ourselves.