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Festa della Presentazione del Signore e della Vita Consacrata


2024-02-02


 

Carissimi fratelli e sorelle,

Che il Signore vi dia pace!

 

1. Celebriamo oggi la presentazione del bambino Gesù al Tempio, come abbiamo ascoltato nel Vangelo. È qualcosa di molto toccante e commovente per noi perché il tempio in cui è accaduto questo evento non era lontano da qui. Ma questa festa è speciale per noi anche perché oggi è la festa della vita consacrata, la nostra festa. Quindi, dobbiamo ascoltare e comprendere l’ispirazione che viene alla nostra vita da questo evento della vita di Gesù.

Vorrei sottolineare solo due aspetti, attraverso due parole che risuonano in questa Liturgia: offerta e luce.

 

2. La presentazione di Gesù Bambino è descritta anzitutto come un’offerta, una consacrazione e un sacrificio. Comprenderemo – come Maria sua madre – il pieno significato di questo atto solo sul Calvario, stando sotto la Croce. È però importante riconoscere che tutta la vita di Gesù è un’offerta: Egli è offerto dal Padre come dono per l’umanità, viene offerto al Padre da Giuseppe e Maria per adempiere la Legge e si offre al Padre fin dall’inizio della sua vita umana per la nostra salvezza.

Allo stesso tempo la consacrazione di Gesù è una dedizione completa alla volontà del Padre, la sua obbedienza non è un’obbedienza part-time ma un’obbedienza a tempo pieno. La Sua obbedienza nella carne umana è un riflesso della Sua obbedienza eterna nel mistero della Trinità.

Il sacrificio di Gesù non è solo il sacrificio della Croce, ma è l’offerta di tutta la sua esistenza dedicata al Padre e all’Umanità. Il suo sacrificio è tutta la sua vita dedicata a riconciliarci con il Padre e a riconciliarci gli uni con gli altri.

 

3. Se sappiamo che la nostra vita consacrata è una partecipazione alla consacrazione di Gesù, penso che dovremmo sentire che la nostra vita è un dono. Abbiamo ricevuto questo dono, dobbiamo – come dice san Francesco – imparare a “restituire” questo dono, attraverso un dono quotidiano di noi stessi (cfr. Amm VII,4: FF 156; Amm XVIII,2: FF 168).

Questo è il significato dei nostri voti: sono un dono che il Signore ci fa perché la nostra vita sia piena, bella, significativa e autentica per questo li chiamiamo consigli evangelici. Allo stesso tempo, sappiamo e sperimentiamo che quando li professiamo come voti sono una risposta e un impegno, proprio perché vogliamo che il dono che ci è stato fatto diventi una “restituzione di tutto al Signore” – come ci insegna san Francesco – restituzione e dono della nostra vita al Signore attraverso il dono di noi stessi ai fratelli.

La nostra obbedienza allarga la nostra libertà e il valore della nostra volontà, perché attraverso la nostra obbedienza la nostra volontà si sintonizza sulla volontà di Dio e la nostra libertà scopre la sua finalità più profonda che è quella di mettersi in gioco per Dio.

La nostra povertà non è una privazione, ma una condivisione, una fonte di libertà, una profezia di fraternità e condivisione in un mondo in cui troppo spesso prevale l’egoismo.

La nostra castità non è la privazione o la negazione dell’amore, ma una dilatazione della nostra capacità di amare per amare Dio con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze; e amare in Dio i nostri fratelli e sorelle e tutte le creature.

 

4. La seconda parola che sottopongo alla vostra riflessione è luce. Abbiamo ricevuto una piccola candela all’inizio di questa celebrazione. E abbiamo ascoltato nella preghiera di Simeone: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparato davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria per il tuo popolo Israele”. Nel Vangelo di Giovanni Gesù è presentato come la luce, “la luce vera, che illumina tutti” (Gv 1,9), e noi nel “Credo” lo professiamo “Dio da Dio e luce da luce”.

Sappiamo che Gesù illumina in molti modi: le sue parole sono una luce che brilla nelle tenebre della nostra storia, della nostra vita e della nostra coscienza; le sue azioni sono una luce che rivela il vero volto di Dio come tenerezza e misericordia; la sua morte è una luce che ci mostra l’amore più grande e la sua risurrezione è una luce che apre alla speranza il mondo, la storia, ciascuno di noi.

La nostra candela è piccola se la confrontiamo con la Luce stessa. Ma con la nostra consacrazione siamo chiamati a mostrare la stessa luce di Gesù. La nostra candela è piccola, quindi dobbiamo essere umili, non dobbiamo presumere, non dobbiamo sostituirci a Gesù. Ma abbiamo ricevuto la chiamata ad essere “luce del mondo” (Mt 5,14). E noi dobbiamo illuminare i nostri fratelli e sorelle perché abbiamo ricevuto questo dono dallo stesso Gesù. E noi possiamo essere veramente luce, come Gesù, mostrando con le nostre parole e con le nostre opere la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità.

Quando preghiamo insieme mostriamo la sorgente della nostra fede e della nostra fraternità; quando ci prendiamo cura dei bambini, dei malati e dei poveri, dei migranti e dei rifugiati, è l’amore di Cristo che risplende attraverso la nostra vita; quando insegniamo o predichiamo dobbiamo rivelare la luce del Vangelo, la luce della parola di Gesù, non la nostra.

 

5. Concludo citando il santo Papa Giovanni Paolo II e facendo eco all’invito con cui aveva concluso il suo messaggio ai consacrati al termine del Giubileo dell’Incarnazione:

«Come Simeone ed Anna, prendete Gesù dalle braccia della sua santissima Madre e, pieni di gioia per il dono della vocazione, portatelo a tutti. Cristo è salvezza e speranza per ogni uomo! Annunciatelo con la vostra esistenza dedicata interamente al Regno di Dio e alla salvezza del mondo. Proclamatelo con la fedeltà senza compromessi che, anche di recente, ha condotto al martirio alcuni vostri fratelli e sorelle in varie parti del mondo.

Siate luce e conforto per ogni persona che incontrate. Come candele accese, ardete dell'amore di Cristo. Consumatevi per Lui, diffondendo dappertutto il Vangelo del suo amore. Grazie alla vostra testimonianza anche gli occhi di tanti uomini e donne del nostro tempo potranno vedere la salvezza preparata da Dio “davanti a tutti i popoli, / luce per illuminare le genti / e gloria del tuo popolo Israele”.

Amen» (GP II, MGMVC 2001).

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