Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola".
Gn 15,1-6; 21,1-3; Eb 11,8.11-12.17-19; Lc 2,22-40
«Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui». Lc 2,33
Quando si riflette sulle realtà umane illuminate dalla Parola di Dio si rimane quasi sconcertati nel constatare quanto in profondità l’umano e il divino si intreccino. Emerge tutto il desiderio di Dio di compromettersi nelle nostre vicende ed il suo strano rispetto per i nostri tempi, le nostre lentezze, le nostre povertà. Ad Abramo ormai vecchio negli anni Dio promette una discendenza impensata e insperabile: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle. Tale sarà la tua discendenza». In realtà Abramo vedrà nascergli un solo figlio: pegno e garanzia che Dio mantiene le promesse, scommessa che bisogna fidarsi di Lui e di Lui soltanto. Ma nel momento in cui promette ad Abramo una discendenza così numerosa, Dio sta già pensando di diventare lui stesso discendenza di Abramo perché la discendenza di Abramo possa diventare discendenza di Dio.
Riflettendo su questa vicenda, che segna l’inizio del popolo d’Israele, l’autore della lettera agli Ebrei ci svela il segreto attraverso il quale noi pure possiamo diventare discendenza di Abramo, discendenza di Dio: è per mezzo della fede. È la fede ad inserirci nell’albero genealogico di Abramo, nella famiglia stessa di Dio. È per fede che noi accogliamo Dio e gli “permettiamo” di inserirsi dentro la famiglia umana; è per fede che ci lasciamo accogliere da Dio e da lui introdurre nella famiglia divina.
E il Vangelo di Luca ci ricorda che, nell’Incarnazione, Dio ha voluto nascere dentro una famiglia che vive in un tempo preciso e in un luogo preciso, che è cresciuto in una certa cultura e in un popolo determinato, Dio ha voluto nascere insomma dentro una famiglia normale. I genitori osservano le stesse tradizioni dei loro padri e dei loro vicini e si stupiscono per quello che si dice del loro bambino e cominciano a seguirlo nel momento stesso in cui seguono la sua crescita ed il suo diventare uomo. C’è qualcosa di miracoloso in tutto ciò: la preferenza di Dio per una famiglia normale, la scelta di evitare situazioni di privilegio, l’umiltà di lasciarsi educare come uomo per potersi donare come Dio.
L’altro grande miracolo sta nella rivelazione della dignità della famiglia. Se Dio stesso ha voluto nascere dentro una famiglia normale, ogni nostra famiglia, con un atto di fede, di speranza, di amore, può accogliere Dio, è invitata ad accogliere Dio, ha la sua ragion d’essere ed è famiglia nel suo significato più vero solo nel momento in cui accoglie Dio.
Le nostre famiglie hanno bisogno oggi di ricominciare a imparare a custodire l’amore e a farne memoria nel modo in cui la famiglia di Nazareth lo ha custodito e attualizzato minuto per minuto. Abbiamo bisogno di custodirlo nel momento in cui gli sbandamenti della vita potrebbero portarlo fuori strada, le derive culturali annebbiarne il significato e il nostro narcisismo lacerarlo. Non è di Maria solamente «sentirsi trafiggere l’anima da una spada», come ricorda il vecchio Simeone. È un’esperienza quasi inevitabile per chi sceglie di metter su casa. Per non trovarci impreparati domani impariamo oggi a custodire e alimentare l’amore attraverso i piccoli gesti quotidiani.
di fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa