Tb 3,1-11.16-17; Sal 24; Mc 12,18-27
El Señor les de la paz
En esta breve homilía me gustaría concentrarme en tres pensamientos: 1) la importancia de buscar la verdadera sabiduría; 2) el horizonte en el que se sitúa nuestra vida y por eso también nuestra educación; 3) el valor de cada persona.
Primeramente, el valor de buscar la sabiduría. Desde que soy Custodio de Tierra Santa he celebrado solo dos veces el sacramento del bautismo. En ambos casos se trataba de dos niñas en las cuales sus padres habían elegido el nombre de “Sofia”. Sofia es un nombre griego muy bello, porque significa Sabiduría. En la Biblia tenemos un grupo de libros que son llamados sapienciales y un libro que lleva este nombre, el “Libro de la Sabiduría”.
El pasaje que hemos escuchado en la primera lectura es un pasaje precisamente del “Libro de Tobías”, un libro que pertenece al grupo de los libros sapienciales que presenta la oración de dos personas desesperadas, un hombre adulto que se encuentra repentinamente enfermo, empobrecido y socialmente excluido y una mujer joven que no logra realizar su deseo de tener un esposo, así como de tener hijos por lo que llega a una desesperación de tal grado que desea morir.
Este hombre y esta mujer, ambos, llegan a plantearse la pregunta sobre el sentido de la vida. En esta pregunta podríamos decir que es el inicio de una búsqueda y es ya el inicio del camino a la luz de la verdadera sabiduría. Sea Tobías sea Sara reaccionan a las desventuras y a la dificulta de la vida poniéndose a orar y abandonándose a Dios. Esta actitud les permitirá a ellos superar las dificultades del presente, de encontrar la alegría de vivir y - al final del libro del cual son protagonistas - de encontrar el verdadero y profundo sentido de la vida, propiamente en la relación y en la confianza en Dios.
Permítanme exponer una primera conclusión: la familia, la escuela, la comunidad cristiana deberían ayudarnos a buscar y a encontrar este tipo de sabiduría, deberían ayudarnos a descubrir que nuestra vida tiene un sentido y que de Dios nos podemos fiar, porque Dios no es el rival del cual debemos cuidarnos, más sin embargo es aquel que desea nuestra felicidad más plena.
El Evangelio que hemos escuchado nos ofrece en cambio otro horizonte de la vida y nos da otra motivación al compromiso. Jesús nos dice que el horizonte de nuestra vida no es la muerte, sino la resurrección. No nos dice que la muerte no existe, sino que no tiene la ultima palabra sobre nuestra vida, porque Dios quiere que nosotros participemos en su misma vida, que es plena, es feliz, es eterna, es comunión de amor.
Si este es el horizonte de nuestra vida entonces vale la pena que nos empeñemos no como los desesperados que saben que un día han de perderlo todo, sino como personas que tienen la esperanza más grande y por esto pueden incluso ser capaces de dar la propia vida. Si el horizonte de nuestra propia vida es aquella de la resurrección y del participar a la vida misma de Dios, entonces no educaremos a exprimir la vida, a competir y a prevalecer, sino que educaremos más bien a comprometernos con confianza, con esperanza y con amor.
Si somos más o menos bellos o fuertes o frágiles. La vida y la persona de cada uno de nosotros tiene un valor único e infinito porque somos hechos por Dios y Dios nos espera para donarnos su propia vida. También esto tiene sus propias consecuencias sobre nuestro modo de educar o de estudiar. El propósito no es el de aprender tantas cosas como tampoco el de ser mejores que los demás. El propósito es en cambio desarrollar hasta el final aquella singularidad de nuestra propia persona que el Señor nos ha donado y que Él desea ver florecer en nuestra felicidad y en nuestra plena realización.
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Tb 3,1-11.16-17; Sal 24; Mc 12,18-27
il Signore vi dia pace.
In questa breve omelia desidererei mettere a fuoco tre pensieri: 1) l’importanza di cercare la vera sapienza; 2) l’orizzonte su cui si colloca la nostra vita e perciò anche la nostra educazione; 3) il valore di ogni singola persona.
Anzitutto il valore di cercare la sapienza. Da quando sono Custode di Terra Santa ho celebrato solo due battesimi. In entrambe i casi si trattava di due bambine e i genitori hanno scelto il nome “Sofia”. Sofia è un nome greco molto bello, perché significa Sapienza. Nella Bibbia abbiamo un gruppo di libri che sono detti sapienziali e un libro che porta questo nome, il “Libro della Sapienza”.
Il brano che abbiamo ascoltato come prima lettura è tratto appunto dal “Libro di Tobia”, un libro che appartiene al gruppo dei libri sapienziali e presenta la preghiera di due persone disperate, un uomo adulto che si ritrova improvvisamente ammalato, impoverito e socialmente escluso e una giovane donna che non riesce a realizzare il suo desiderio di avere un marito e dei figli e arriva a una disperazione tale da desiderare di morire.
Questo uomo e questa donna, entrambi, arrivano a porsi la domanda sul senso della vita. Questa domanda, potremmo dire, è l’inizio di una ricerca ed è già un camminare alla luce della vera sapienza. Sia Tobi sia Sara reagiscono alle sventure e alle difficoltà della vita mettendosi a pregare e affidandosi a Dio. Questo atteggiamento permetterà loro di superare le difficoltà del presente, di ritrovare la gioia di vivere e – alla fine del libro di cui sono protagonisti – di trovare il senso vero e profondo della vita proprio nella relazione di fiducia con Dio.
Permettetemi di tirare una prima conclusione: la famiglia, la scuola, la comunità cristiana dovrebbero aiutarci a cercare e trovare questo tipo di sapienza, dovrebbero aiutarci a scoprire che la nostra vita ha un senso e che di Dio ci possiamo fidare perché Dio non è il rivale dal quale guardarsi ma colui che desidera la nostra felicità più piena.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci offre invece tutt’altro orizzonte di vita e ci dà tutt’altra motivazione all’impegno. Gesù ci dice che l’orizzonte della nostra vita non è la morte ma la risurrezione. Non ci dice che la morte non esiste ma che non ha l’ultima parola sulla nostra vita, perché Dio vuole che noi partecipiamo alla sua stessa vita, che è piena, è felice, è eterna, è comunione di amore.
Se questo è l’orizzonte della nostra vita allora vale la pena che ci impegniamo non come dei disperati che sanno di dover un giorno perdere tutto, ma come persone che hanno una speranza più grande e per questo possono perfino dare la propria vita.
Se l’orizzonte della nostra vita è quello della risurrezione e del partecipare alla vita stessa di Dio allora non educheremo a spremere la vita, a competere e a prevalere, ma educheremo piuttosto a impegnarci con fiducia, con speranza e con amore.
Anche questo ha delle conseguenze sul nostro modo rispettivamente di educare e di studiare. Lo scopo non è quello di imparare tante cose e neanche quello di essere migliori degli altri. Lo scopo è piuttosto quello di sviluppare fino in fondo quella singolarità personale che il Signore ci ha donato e che Lui desidera veder fiorire per la nostra felicità e per la nostra piena realizzazione.
Chiediamogli di tenere sempre davanti ai nostri occhi l’orizzonte della risurrezione, cioè della vita piena, per poter camminare sempre con fiducia, con speranza e con amore, anche quando ci sembra che la nostra vita sia un disastro e un fallimento.
Chiediamogli infine la capacità di apprezzare il dono che siamo, la nostra singolarità irripetibile. Chiediamogli di riuscire a fiorire portando a compimento tutta la bellezza e la bontà che Dio ha seminato in noi e di riuscire a condividerla con amore. Così sia.