Restauro e benedizione della cappella di Cafarnao | Custodia Terrae Sanctae

Restauro e benedizione della cappella di Cafarnao

Nel 1926 padre Antonio Gassi inaugurava il nuovo convento francescano di Cafarnao, costruito in sostituzione della primitiva abitazione dei frati. Essa era ubicata presso il fianco nord della monumentale Sinagoga che in quegli anni padre Gaudenzio Orfali stava studiando e restaurando. Sin dall’inizio la cappella conventuale, che serviva anche da chiesa per i pellegrini, fu istallata nel primo piano del nuovo edificio, sul versante sud affacciato sul Lago di Gesù.

Lì essa rimase sempre. Una prima ridipintura delle pareti fu eseguita dal padre Pedro Tomé nel 1968. In quell’occasione fu coperta la caratteristica decorazione a stelle che interessava le volte a vela della sala. Nel 1970 il padre Virgilio C. Corbo, illustre direttore degli scavi di Cafarnao e superiore del convento dal 1969 al 1991, adeguò la cappella alle normative liturgiche postconciliari, avanzando l’altare ad intarsi marmorei originariamente fissato contro il muro.

Il padre Pedro Bon, guardiano dal 1992 al 2004, aveva in animo di restaurare la cappella che ormai mostrava i segni di tutti questi anni. Il sogno è stato realizzato dall’attuale superiore padre Jerome Vour-Dery che ha incaricato dei lavori l’Ing. Assad Hakim.
Il sapiente restauro, eseguito con gusto e competenza dall’8 al 25 marzo u.s., ha ripristinato la cappella nelle sue disposizioni essenziali. Preservando altare e pavimento, ha dotato la mensa di un gradino più ampio sul quale è stata installata la sede per il presidente e una panca per i concelebranti.

Uno zoccolo di legno massiccio corre lungo tutto il perimetro incorniciando le nuove finestre a tenuta termica, due delle quali erano occultate dal vecchio armadio a banco dei paramenti liturgici, ora sostituito da cassettiere e stipi a muro.

L’ingresso è stato impreziosito da una porta in legno massiccio istoriata da un oblò a vetro soffiato policromo riproducente un motivo religioso. Un funzionale ambone, che riprende nel materiale e nella sagoma la modanatura delle colonne di spigolo della zoccolatura, trova posto dinanzi al presbiterio. Il punto focale è naturalmente il tabernacolo eucaristico, ora sistemato in un’apposita nicchia lignea nel muro di fondo. Si tratta di un pregevole manufatto in ottone, rame e smalti dall’aspetto di una chiesa cruciforme sormontata da cupola, donato al convento nel 1952 dall’Opera «de las Tres Marías y de los Discípulos de S. Juan» della diocesi di Madrid. Lo si ricava da una placchetta sulla cupola e dall’iscrizione dedicatoria incisa sui gradini della fronte che recita: «Al corazón eucarístico de Jesús / Las Marías de los Sagrarios de la Diócesis de Madrid / Abril 1952».

Con la solenne benedizione da parte del Rev.mo Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa, nel corso della celebrazione eucaristica di domenica 1 maggio u.s., la cappella ha ripreso ad essere il centro della vita liturgica dei frati che vivono e lavorano a Cafarnao e delle suore Missionarie del Catechismo che offrono il loro prezioso servizio al Santuario e al convento.

La cappella è anche a disposizione di selezionati gruppi di pellegrini che desiderano un ambiente più riservato per le celebrazioni delle loro liturgie e dei loro ritiri. Per questo sono stati aggiunti quattro nuovi banchi e si sta ideando l’esecuzione di un affresco nella zona presbiterale. L’opera, che dovrebbe raffigurare un momento del ministero galilaico di Gesù nella casa di Simon Pietro, sarà commissionata all’apprezzatissimo artista Piero Casentini. Il maestro sarà ospite della Custodia dal 16 al 21 maggio p.v. e nel corso della sua visita ne progetterà la realizzazione.
SDL

Il Maestro Piero Casentini ospite in Terra Santa.

Chi, affascinato dal candore spirituale delle opere di Piero Casentini, tentasse di figurarsi la sua personalità, avrebbe gioco facile. I soggetti agiografici e sacri proposti dalle sue tavole, talora con vibranti grafismi trecenteschi, talaltre con equilibrate materializzazioni che sottraggono alla luce l’evento, mostrano, senza velarla, la spiritualità schietta e genuinamente francescana dell’autore.
Ad essa rimanda la sobrietà cromatica di ogni composizione dosata a contrasto tra il microcosmo materico dalle tonalità fredde e l’universo soprannaturale dai caldi fasci di luce che rimarcano e pervadono, fino a compenetrarlo, il mistero rappresentato.
Nelle tematiche sanfrancescane ed evangeliche, Casentini non rifugge la matericità. Essa viene assutta, seppure ridotta all’essenza, come indispensabile luogo salvifico. Essa è l’attimo del tempo redento. Essa è il presupposto dell’evento soprannaturale colto dall’Autore con meravigliata contemplazione nel frangente del suo palesarsi. Intersecazione del divino con l’umano, irradiazione dell’eterno nel finito, tale è, in sintesi, il movimento teofanico impresso nella produzione del Maestro.
Nella medesima percezione estatica, sorprende l’armonia semplice e formale dei corpi e la bellezza espressiva dei volti che lumeggiano, dalle pieghe del chiaroscuro, quell’esperienza divina in divenire che interpella, coinvolgendolo, l’osservatore.
Piero Casentini non ama raccontarsi o far parlare di sé. Volentieri cede la parola ai suoi quadri, al linguaggio intimo e spirituale dei loro soggetti.
Nato a Roma nel 1963, qui si è formato artisticamente presso l’Accademia di Belle Arti. Poco più che ventenne, realizza mostre personali a Collefermo, a Palermo e a Valmontone e partecipa a collettive a Roma, Cannes e Nizza. Vince il premio Sibelius dell’Accadremia. Tra il 1990 e il 1991 partecipa alle rassegne europee di Nantes e Stoccolma. Già dal 1983 gli viene commissionata la prima “Ultima Cena” a Velletri. Qui comincia il suo ricco itinerario incentrato sulle tematiche agiografiche e bibliche con particolare interesse per i temi del Vangelo. Realizza così interessanti interventi in chiese ed edifici per le diocesi di Albano, Frosinone, Viterbo e Rieti. Nel 1991 affresca un intero ciclo di “Storie Francescane” per il convento di Valmontone dove realizza anche una “Ultima Cena” (1997), la famosa “Via Crucis francescana” (1996), un ciclo antoniano, le “Nozze di Cana”, “Gesù nel Tempio fra i Dottori” e la “Teoria di angeli” sul presbiterio (2005). Pregevoli le “Ultime Cene ” dall’estetica zeffirelliana, segnate da una inesauribile ricerca di soluzioni teologiche innovative e coinvolgenti, come quella nel refettorio di Greccio (1993) e nel Seminario di Albano. Notevoli, inoltre, sono i cicli ad affresco e a tecnica mista su tavola dedicati a San Francesco. Da ricordare in propostito il “S. Francesco e la mensa dei poveri” di Greccio (1993), il “San Francesco penitente” di Poggio Bustone (1998), le opere a S. Antonio al Monte vicino Rieti (1994), le vetrate per la chiesa delle Clarisse ad Albano Laziale (1999), il trittico col “Natale di Greccio” a Limiti di Greccio (2004), l’imponente “Capitolo delle Stuoie” a S. Maria degli Angeli – Assisi (2000) e la Personale sul “Cantico delle Creature” di Assisi (2002) che ha riscosso ampio consenso di pubblico e di critica decretandone la fama.
Dal 16 al 21 maggio p.v. Piero Casentini, accompagnato da p. Fabio Berti e da p. Giulio Nardecchia della Provincia Romana dei Frati Minori, sarà ospite della Custodia di Terra Santa per studiare la possibilità di realizzare due opere a Gerusalemme e a Cafarnao.
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